Arcangelo Galante
- 30/04/2020 06:32:00
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Debbo sinceramente dire che il testo è davvero incisivo nel ripetitivo uso di “misera creatura umana”, certamente adoperato dall’autore con tono invettivo verso gli esseri terreni. Eppure, la storia e il passato insegnano che, in riferimento allevolversi e ai cambiamenti avvenuti tempo addietro, i quali ancora oggi stanno verificandosi in ogni angolo del mondo, proprio poco, o quasi nulla, ha compreso l’uomo, spesso affetto da un intenso delirio di onnipotenza che giammai gli ha giovato, sottolineandone la pochezza serbata nell’animo. Cosicché, il poeta tenta di ricordare quanto lui sia una misera creatura, fragilissima e impotente dinanzi alle tenebre di un profondo silenzio che lo ha ricoperto totalmente, sino ad impedirgli persino di accostarsi ad un suo simile. Da tale situazione di sconfitta, dinanzi alla forza dell’avverso destino, l’individuo dovrebbe chiedersi quanto vale e cosa realmente sia: una domanda sull’essere, alla quale bisognerebbe dare peso. Ho gradito il testo, apprezzandone il contenuto, davvero significativo, pur se malinconicamente portatore di unamara realtà. Un cordiale saluto!
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